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Il ritorno di Lady Oscar

Lady Oscar é tornata! Ci farà dubitare ancora il nostro orientamento sessuale? Scopriamolo insieme!

Quante persone sono rimaste incantate dallo sguardo di Oscar fin dal primo istante, proprio come accadde a Maria Antonietta? La prima domanda che mi sono fatta quando sono venuta a conoscenza di questo remake da parte di Mappa é stata: riuscirà la bella e androgina eroina di Ryoko Ikeda a farmi innamorare per una seconda volta?

La risposta é “ni”: anche se decisamente affascinante, la nuova Oscar ha tratti meno marcati e più femminili, come la maggior parte del cast principale, per seguire in maniera maggiormente fedele lo stile del manga. Il cast sembra ringiovanito rispetto a quello al quale lo stile di Shingo Araki e Michi Himeno ci hanno abituato e, almeno a parer mio, i loro sguardi sembrano aver perso intensità e acquistato luccichio, in pure stile shojo anni ’70.

Una cosa della quale si deve dare atto a Mappa é, però, la cura quasi maniacale per i dettagli di costumi e ambienti che mantengono un livello molto alto di credibilità storica: all’occhio attento del conoscitore dello stile Rococò, che caratterizza lo stile di vestiario e arredamento in Francia a partire dalla prima decade del 1700 fino al 1789 circa, non possono sfuggire i particolari ricercati di abiti iconici dell’epoca quali la Robe à la Française, Robe à l’Anglaise, Robe à la Polonaise (creata per una sola scena con i figli di Maria Antonietta, se questa non é dedizione allo stile…) e la chemise à la reine.

Anche i costumi maschili sono molto dettagliati anche se, per esigenze di animazione, non sono riccamente ricamati come le proprie controparti storiche. Se il film fosse stato sullo stile dell’ epoca sarebbe stato un capolavoro!

Solo la testa di Maria Antonietta, con quella sua capigliatura che é un ibrido tra chignon e un mazzo di cannoli, sembra proiettata verso il periodo Vittoriano…che la ghigliottina l’abbia spinta fino a lì?

Una delle note dolenti in questa produzione, almeno secondo i miei gusti, é stata la scelta di includere molte, troppe canzoni stile teatro Takarazuka ispirate ai sentimenti dei personaggi. Scusate il francesismo ma, onestamente parlando, queste sembrano dei video MTV, decorati da centrini floreali ed effetti shojo a iosa, delle “seghe mentali” dei nostri beniamini. Il cringe a volte ha raggiunto livelli così alti che non sapevo se piangere o ridere (storia triste vs canzone buffa)!

Il doppiaggio Italiano mi ha soddisfatta, sono pure contenta del fatto che la parte musical sia rimasta in versione originale, altrimenti temo che il cringe mi avrebbe uccisa!

Il premio alla parte peggiore di questo remake targato Mappa va, decisamente, alla sceneggiatura: mentre viene dato ampio spazio ai problemi di cuore dei protagonisti, quasi come se fossimo in una puntata qualsiasi di Beautiful, le parti salienti della storia vengono goffamente accantonate.

Via personaggi importanti per la crescita e la rovina personale di Oscar, Maria Antonietta e soci quali la Material Girl per eccellenza contessa Du Barry, la Madre del Secolo e Sanguisuga Reale contessa di Polignac, la dolce e sfortunata Rosalie e la sua malefica sorella Jeanne de la Motte!

Via accadimenti tragici e fondamentali quali lo scandalo della collana (inizio del declino di Maria Antonietta agli occhi dell’opinione pubblica), la malattia del piccolo Louis XVII e la prigionia e decadimento della regina…fino alla sua triste fine! Dopo la dipartita di Oscar, infatti, il resto della storia viene descritta in poche righe durante la sigla, come se fossero insignificanti note a margine!

Se avessi visto questo remake targato Mappa senza essere cosciente del fatto che sarebbe stato un prodotto completamente diverso da quello al quale ero abituata ci sarei rimasta piuttosto male…guardato invece come musical un pochino buffo e molto kitsch non é poi così male…almeno non é il live action del 1979!

Le Rose di Versailles è attualmente disponibile su Netflix

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