Chi è cresciuto negli anni 80 come me, non può non annoverare Akemi Takada fra i primi semi del nerdismo impiantati nei nostri infantili cervellini. Illustratice e character designer per Tatsunoko, Pierrot ed Headgear, è riuscita a dare un’anima a quelli che sarebbero entrati nella rosa dei nostri primi personaggi preferiti: Creamy mami, Lamú, Gatchaman, Madoka con tutta la gang di Orange Road, e molti altri.
Il suo stile e inconfondibile: quegli occhioni giganti e la morbidezza del tratto, così semplice eppure perfetto. Imbambolata dalla nostalgia davanti alle sue opere esposte al Japan Palace, mi sono ritrovata a sorridere, guardando le sue sfumature a matita colorata su fogli Fabriano, ricordando le sue parole: non ho mai disegnato in digitale, nessun giudizio al riguardo, ma lo trovo una tecnica adatta ad illustatori ed illustratrici più giovani.
Fin da bambina si divertiva a disegnare i suoi personaggi ispirandosi ai suoi anime preferiti, soprattutto Cyborg 009, e alle delicate illustrazioni di Macoto Takahashi.
In fondo, era la stessa cosa che facevamo anche noi: prendere spunto dai suoi personaggi, riempire i quaderni di disegni e sognare di essere dentro quelle storie.
Ancora oggi, ogni volta che rivediamo una sua illustrazione, resta chiaro quanto la mano di Akemi Takada abbia influenzato il modo in cui immaginiamo e disegnamo i personaggi: è quell’equilibrio perfetto tra tecnica e sensibilità che dà davvero vita ai ricordi e alle emozioni dell’infanzia.











Condividi:
- Fai clic per condividere su Bluesky (Si apre in una nuova finestra) Bluesky
- Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra) WhatsApp
- Fai clic per condividere su Mastodon (Si apre in una nuova finestra) Mastodon
- Fai clic qui per condividere su Reddit (Si apre in una nuova finestra) Reddit
- Articolo
