
C’era una volta una ingresso magico. Bastava varcarlo per entrare in un mondo che non sembrava appartenere al nostro tempo. Un mondo fatto di sogni, di carta e inchiostro, di eroi e di storie che ci facevano sentire meno soli. Era la porta di Napoli Comics. E ora, quella porta è già da un lustro che non si aprire più.
Quando seppi della chiusura, mi si strinse il cuore. Per me non era solo un negozio, era un rifugio, un luogo dove il tempo sembrava rallentare, dove ogni scaffale raccontava una storia, e ogni angolo custodiva un frammento di memoria. Per quasi trent’anni è stato lì, come un faro per chi cercava qualcosa di più di un semplice fumetto.
Ricordo ancora la prima volta che ci entrai. Ero un ragazzino, curioso e con pochi soldi in tasca; ma mi bastava anche solo sfogliare, toccare quelle copertine lucide, per sentirsi parte di qualcosa di grande. Ciro Verde, il titolare storico, era lì. Con il suo amore viscerale per Alan Ford, Diabolik, Tex, Amok e quei personaggi che sembravano usciti da un’Italia che non c’è più. Parlava con passione, con quella luce negli occhi che solo chi ama davvero può avere.

Nel piano interrato, dove non tutti potevano scendere, c’era il vero tesoro. Fumetti rari come le primissime strisce di Tex, tavole originali, gadget impolverati ma pieni di vita. E poi quel deposito segreto, che sembrava un caveau di emozioni. Ogni volta che Ciro mi faceva entrare lì, mi sentivo privilegiato. Come se mi stesse affidando un pezzo della sua anima.
Era più di un negozio: era un club, una famiglia. Si parlava di tutto, dai fumetti a fatti di vita personale. E io? Io ho lasciato un pezzo di me. Ogni volta che ci andavo, uscivo con qualcosa in più. Non sempre era un fumetto. A volte era una chiacchierata, un consiglio, un sorriso. E ora che quel mondo oramai è svanito tra le pieghe del tempo, mi sembra che si sia chiuso anche un capitolo della mia vita. Quella magia, quella sensazione di entrare in un luogo fuori dal tempo, non tornerà mai più. E io, ogni volta che passerò davanti a quel civico, sentirò un nodo alla gola. Perché certi luoghi non si dimenticano, si portano dentro per sempre.
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