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DSM dei Mostri in D&D

Psicologia e Mitologia delle Creature Iconiche

Nel vasto multiverso del D&D, dove ogni dado lanciato è un atto di pura speranza (o disperazione), i mostri sono gli assoluti protagonisti. Senza di loro, saremmo solo un gruppo di avventurieri che vagano senza meta, a mangiare razioni secche e a discutere per ore su quanti giocatori possano dormire in una Capanna di Leomund. Eppure, ogni mostro di D&D porta con sé qualcosa di più della semplice voglia di sgranocchiare il barbaro di turno: ha una storia, una psicologia… e qualche stranezza che analizzeremo assieme.

1. Il Beholder: Il Narcisista con Troppi Occhi

Immaginatevi un grande bulbo oculare con occhi più piccoli che fluttuano intorno come satelliti paranoici. Questo è il Beholder, una creatura che vive nel costante terrore che qualcuno possa minacciare la sua supremazia. La psicologia di un Beholder è un manuale vivente sul narcisismo patologico: crede di essere la cosa migliore che sia mai esistita (spoiler: non lo è). Ogni occhio lancia un raggio diverso, dal disintegrare oggetti al trasformarti in pietra, ma chiaramente il suo potere più grande è il giudizio costante (come un certo bardo di nostra conoscenza).

Mitologicamente parlando, il Beholder incarna il concetto del “guardiano onnisciente”, una figura presente in molte culture antiche. Ma diciamocelo: questo guardiano ha probabilmente bisogno di una terapia e di un po’ di camomilla.


Adesso sa di che colore sono le mutande di Minerva

2. Il Mind Flayer: Il Maestro della Manipolazione

Il Mind Flayer (o Illithid per i puristi) è una creatura che sembra uscita da un incubo di H.P. Lovecraft. È un essere con una testa da calamaro, un’intelligenza smisurata e una dieta a base di cervelli. Ma, al di là del suo aspetto tentacolare, il Mind Flayer è un maestro di controllo mentale, capace di trasformare anche l’avventuriero più coraggioso in un servo devoto o di cavare al proprio nemico i suoi segreti più reconditi. La psicologia? Il Mind Flayer è praticamente un narcisista introverso: si considera superiore a tutto e tutti, ma preferisce lavorare dietro le quinte.

Nella mitologia, queste creature ricordano le divinità abissali e insondabili della narrativa lovecraftiana, rappresentando la paura dell’ignoto e dell’alienazione. E sì, forse anche un po’ del calamaro fritto che hai mangiato ieri.



3. Il Drago Rosso: L’Accumulatore Compulsivo

Ah, il Drago Rosso (leggilo con la voce di Sergio). Grande, maestoso, e con più problemi emotivi di quanti se ne possano contare. Ossessionato dall’oro, vive come se ogni giorno fosse il Black Friday, accumulando tesori con una passione maniacale. Psicologicamente, il Drago Rosso è l’incarnazione della brama sfrenata: è un accumulatore seriale, un collezionista patologico, ma con il bonus aggiunto di poter incenerire chiunque osi toccare il suo bottino.

La mitologia dei draghi si estende in tutto il mondo, dai potenti rettili cinesi (saggi e nobili) ai mostri sputafuoco europei. Ma il Drago Rosso di D&D? È più vicino a un miliardario che si rifiuta di pagare le tasse: potente, arrogante, e con un debole per i tesori inutili (avete pensato anche voi a qualcuno in particolare?).


4. Il Mimic: L’Imbroglione Universale

Se c’è una creatura che incarna l’essenza del “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”, è il Mimic. Questo mostro si traveste da oggetti inanimati, come scrigni del tesoro o porte, e attacca chiunque provi a interagire con lui. Psicologicamente, il Mimic potrebbe essere il simbolo delle nostre peggiori paranoie: perché aprire un tesoro, quando lui potrebbe invece aprire te?

L’idea di creature mimetiche si trova in molte mitologie, spesso legata a spiriti ingannatori o bestie camaleontiche. Ma ammettiamolo: il Mimic è il genio malvagio che tutti amiamo odiare. E nel caso di un party di giocatori inesperti? Ci finiamo inevitabilmente tutti dentro stile Frieren.


5. Il Cubo Gelatinoso: L’Ansia Fatale

E poi c’è il Cubo Gelatinoso, quella strana gelatina ambulante che si aggira per i dungeon con l’unico obiettivo di inglobare e dissolvere tutto ciò che tocca. Dal punto di vista psicologico, il Cubo Gelatinoso potrebbe rappresentare la monotonia implacabile: non ha piani, non ha ambizioni, ma continua ad avanzare inesorabile. È l’incarnazione delle scadenze fiscali o delle lavastoviglie che si riempiono da sole.

Le origini mitologiche? Beh, a meno che non consideriamo il dessert di una festa andata storta, il Cubo Gelatinoso è un’invenzione puramente D&D. Eppure, la sua presenza incarna la semplicità letale: sottovalutare un cubo trasparente gommoso non è mai stata una buona idea.


I mostri di Dungeons & Dragons non sono solo sfide da affrontare, ma specchi delle nostre paure, desideri e stranezze. Che tu stia affrontando un Beholder giudicante o cercando di non essere divorato da un Cubo Gelatinoso, ricorda: ogni mostro ha una storia (e un problema esistenziale) tutto suo. E, almeno per una volta, abbiamo portato loro in terapia.

Questo articolo è stato gentilmente offerto dagli Occhi del Cerbero, la nostra compagnia nella campagna “Le lacrime di Xarma“, che dura da ben più di 15 anni! Riferimenti a mostri e persone NON sono casuali.

Disegnetti by me.

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