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Look back

Ho trovato Look back su Prime video e me ne sono innamorata. Vi spiego il perché.

Sarà il freddo, sarà l’avvicinarsi delle festività Natalizie, ma in questi giorni ho proprio voglia di piangere guardando anime tristi e sentimentali. Scorro. Scorro su e giù la schermata di Crunchyroll e tutte quelle faccine felici proprio non mi attirano. Passando sull’icona di Prime che non accendo da mesi, noto che da qualche giorno mi compare un banner in cui si vede l’immagine di queste due ragazzine disegnate con un tratto che non mi ricorda gli anime tradizionali. Lo stile è più di quelle serie ibride di cui non si capisce se siano giapponesi o americane. La prima volta skippo, la seconda volta che mi capita di intravederlo, mi ci soffermo qualche secondo. Quello strano stile un po’ mi attira.

Completamente a caso, ieri decido di cliccare ed inizio a guardare “Look back”. In pochi secondi sono innamorata. Un’esperienza completamente fresca e nuova: le animazioni così semplici ma naturali mi lasciano a bocca aperta.

Senza spoiler, è la storia in cui si intrecciano le vite due ragazze che diventano mangaka professioniste: una, estroversa e sicura di sé, si occupa del disegno dei personaggi. L’altra, al limite dell’hikikomori, timida e indecisa, è un genio degli sfondi. Assieme realizzano il loro primo progetto che viene serializzato, e la loro carriera prende piede.

Quello che ho adorato è proprio lo specchiarsi di questi personaggi a livello meta di visualizzazione della storia: nell’anime sfondi e personaggi hanno uno stile completamente differente. Il tratto e l’animazione, così prepotenti, stridono con gli sfondi poetici e delicati. Eppure assieme, come ho già scritto, danno un effetto unico che è difficile trovare altrove.

Il film è breve, il finale un po’ triste, come al solito ho pianto lacrimoni, ma più per la bellezza che percepivo che per i fatti in sé. La mè stessa con tutti i suoi fumetti nel cassetto si torturava per non aver mai trovato un* amic* del genere con cui portare a termine tutti i progetti che mi frullavano per la testa.

Probabilmente io sono una frignona, ma è una bella storia che parla di amicizia, di destino, di sensi di colpa e di come la vita migliora quando ci si apre agli altri. Consigliatissima.

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