Kill your idols
La musica inizia a diffondersi nell’aria e le luci del palco si accendono illuminando tre figure che fanno ardere i cuori di migliaia di fans che, rapiti, cercano lei: Ai Hoshino.
In mezzo al palco, posizione destinata alla leader del gruppo, la ragazza allarga le braccia, come per avvolgere tutto il suo pubblico in un caldo abbraccio, e sfoggia il suo sorriso più raggiante, più luminoso, più falso…perchè Ai, in fondo, è solo una grande bugiarda.
Le menzogne di Ai la raggiungono nella sala d’aspetto di un ospedale, dove il suo ventre mostra un segreto che nessuno dei suoi sostenitori vorrebbe mai sapere: lei, il loro idolo, non li ama abbastanza. Gorō Amemiya, il ginecologo che, allibito, si appresta a visitare la ragazza, le assicura che tutto andrà bene e, in effetti, la gravidanza va a buon fine ed Ai dà alla luce due splendidi gemelli: Ruby e Aquamarine Hoshino.
È strano, però, che nè Gorō Amemiya nè Sarina, giovane malata terminale ricoverata nel suo stesso ospedale e grandissima fan di Ai, siano venuti a congratularsi con lei…
Questo potrebbe essere l’inizio di una storia su una giovane madre single che cerca di farsi strada nel mondo dello spettacolo, quel genere di racconto che scalda il cuore e ricorda che, con la forza di volontà, si possono superare le situazioni più difficili ma le intenzioni di Aka Akasaka (sceneggiatore, autore di Kaguya-sama love is war) e Mengo Yokoyari (disegnatrice e autrice di Kuzu no honkai-Scum’s wish) sono diverse: i figli dell’ “Idol preferita” sono, infatti, legati alla vicenda della loro genitrice con il vincolo indissolubile del fato.
Riusciranno Ai, Ruby e Aqua a dare una svolta positiva alle loro vite? I fan riusciranno a perdonare il tradimento di Ai? E, soprattutto, che fine hanno fatto Sarina e Gorō?
Queste domande troveranno risposta nella serie anime composta, per ora, di due stagioni disponibili su Anime Generation di Prime Video, Crunchyroll e Netflix (solo la prima stagione è su Netflix al momento) e di una terza in arrivo presumibilmente il prossimo anno in Giappone, e nel manga conclusosi recentemente in patria e pubblicato in Italia da J-Pop.
Più simile a Perfect Blue del compianto Satoshi Kon che a Creamy mami, Oshi no Ko punta una luce non molto lusinghiera sul mondo dell’entertainment in Giappone e, soprattutto, sulla figura degli idols, giovani ragazze e ragazzi che devono mantenere un’immagine pura e illusoria per non deludere il proprio pubblico e, a volte, cadere vittima di vere e proprie campagne di odio e bullismo online.
Ai, proprio come Mima Kirigoe in Perfect Blue, deve mantenere una facciata che la porta ad un distacco sia dal proprio io che dalla realtà stessa. La fantasia qui ha un triste parallelo con il mondo reale, come nel caso di Minami Minegishi, membro del famoso gruppo idol AKB48 che, nel 2013, dovette rasarsi il capo e pubblicare un video di scuse per farsi perdonare il semplice fatto di avere un ragazzo e di non essersi mantenuta pura per i suoi fans, o quello di Yamaguchi Mao che, nel 2019, fu costretta a scusarsi pubblicamente dalla sua agenzia per aver denunciato un caso di molestia sessuale nei suoi confronti.
Per non parlare dei casi in cui gli idols vengono uccisi dai propri fans, come nel caso di Mayu Tomita nel 2016, rea di aver restituito i regali ricevuti al suo killer, o il caso delle Sasaeng o delle anti-fans in Sud Korea i quali metodi di stalking e sabotaggio mettono in pericolo la vita e la sanità mentale dei loro oggetti del desiderio/astio.
Una canzone degli Almighty del 1993 recitava “Jesus loves you…kill your idols!” …quando ci penso vedo Ai in piedi in mezzo al palco che sorride, allarga le braccia, e si offre al pubblico come vittima sacrificale.

